Sogni e scelte

29 novembre 2019

Good Evening

Incontro per i giovani guidato da

S.E. Mons. Arturo Aiello

“Sogni e scelte”

Polo Giovani – Avellino

 

Canto iniziale: Ci hai fatti per Te

 

Tu ci hai fatti per te,
nella tua immensità,
nel tuo grande amore tu Signore
ci ha creati per te
e il nostro cuore non trova pace
se Signor, tu non sei qui con noi.

Noi ti diamo gloria,
diamo gloria a te Signore
Re del cielo diamo gloria,
diamo gloria a te Signore
Re di ogni cosa sei,
Re di ogni cosa sei.

 

Nel nome del Padre…

 

Il nostro Auditorium, cuore del Polo Giovani, è fruibile, anche se non abbiamo ancora fatto l’inaugurazione ufficiale, ma è giusto che foste voi ad occuparlo anticipatamente, perché è casa vostra, perché è pensato per voi. Dunque stasera lo inauguriamo sottovoce, senza dirlo agli altri, senza dirlo ai grandi, è un fatto solo dei giovani, per dire: questo luogo è nostro! È come se lo benedicessimo adesso insieme, perché tutto quello che si farà qui, nelle altre sale, salette, nel parco, nelle attrezzature sportive che verranno in seguito, avverrà nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

Abbiamo iniziato questa nostra preghiera stasera con “Ci hai fatti per Te”. È un’espressione che molti di voi sanno essere di un grande inquieto, di un grande cercatore, Sant’Agostino che, anche da Vescovo, ha conservato una sorta di anelito a fare di più, ad essere di più. Speriamo che sia anche nostro questo anelito!

Il tema di questa sera è “Sogni e Scelte”.

Sui sogni noi ci siamo già confrontati abbondantemente l’anno scorso, ma poiché stiamo seguendo l’itinerario dell’esortazione che il Papa ha scritto per voi giovani, il capitolo V ha questo binomio su cui lavoreremo insieme: Sogni e Scelte. Qui c’è una bellissima immagine di un bambino che porta, come un aquilone, la luna: è un sogno. Ma tu sogni ne hai? Oggi la stagione della giovinezza, propria dei sogni, sembra non avere più questo appannaggio (“appannaggio” significa “deposito”, quando si dice che una cosa è “appannaggio di…”, significa che è proprietà riservata a…). Quando noi avevamo la vostra età, si diceva e si credeva che fossero i giovani a produrre sogni, a portare la luna come un aquilone.

Che cosa ci ha derubati di questa possibilità? Le notizie che vi giungono, quelle che digitate sul vostro cellulare, sul vostro PC, dove sembra che tutto vada male. Ed allora un giovane si chiede: per quale motivo io debbo sognare? Forse è meglio non farlo…

Ci sono due categorie di persone al mondo: i sognatori e i cinici. Imparate questa parola: cinici. Oggi, tra gli adulti – e non solo -, ci sono tante persone ciniche. I cinici sono degli indifferenti, non riescono a pensare nulla di buono né per sé, né per gli altri; allora si perdono in mille amarezze e dicono: è andata male! Il cinico non s’aspetta che il sole sorga domattina, il cinico aspetta la fine del mondo e non pensa che ci possa essere un mondo migliore.

In questo momento, vorrei che sceglieste da che parte stare. Sia che tu abbia 14, 24 o 44 anni, vuoi unirti al coro dei cinici? Ce ne sono già tanti! Oppure vuoi iscriverti al partito dei sognatori? Mentre i cinici vedono il mondo in bianco e nero, i sognatori vedono il mondo a colori. Lo so, abbiamo tanti motivi per dire che andrà sempre peggio, ma vorrei che faceste un atto di fede, anzi, di più: un atto di speranza. Oggi la speranza è una materia prima introvabile, proprio per i cinici imperanti.

L’atto di speranza è dire: nonostante quello che ho vissuto, nonostante la mia famiglia, nonostante i miei fallimenti, nonostante io sia stato sottoposto ad un’ingiustizia, io credo in un mondo a colori. Il mondo a colori è prendere la luna e portarla. Tu da che parte ti trovi?

Il Signore Gesù ci accoglie qui, questa sera, e sarà sempre così. D’ora in poi, questa sarà la sede di tutti gli Incontri-Giovani: non andremo più in giro, ci incontreremo qui, dentro un sogno. Lo sanno bene i preti, perché appena due anni fa qui c’era una struttura “cantierata” da diciassette anni e che non arrivava a conclusione. Siamo dunque dentro un sogno, perché se ci fossero stati dei cinici, avrebbero detto: “Non ci siamo riusciti in tutti questi anni, non ci riusciremo neanche stavolta! È meglio vendere tutto…”. Invece un sogno si è avverato! Sì, è vero, non ci sono ancora le poltrone, ma arriveranno e saranno bellissime, in blu. Quindi immaginate tutta questa platea con duecentocinquanta comodissime sedie blu scuro!

Chi ci aiuta a sognare? Gesù, perché Gesù è un sognatore. Il Papa si chiede, nel capitolo V di questa lettera: possibile che l’età dei sogni si stia perdendo?

Non ti accontentare, non stare chinato sul tuo cellulare, non ti chiudere in te stesso!

Ci sono sogni piccoli e sogni grandi. I sogni piccoli sono quelli che riguardano solo me. I sogni grandi sono quelli che hanno un grande orizzonte, implicano almeno un’altra persona: la mia ragazza, il mio ragazzo, almeno la mia famiglia, almeno la mia parrocchia. E più si allarga il cerchio delle persone coinvolte nel mio sogno, più il mio è un sogno grande. Gesù è venuto, uomo come noi, per fare un sogno grande sul mondo: “Sogno – ha detto al Padre – che il mondo possa essere salvato”. Per questo è venuto nel mondo.

 

Ci fermiamo un attimo. Fate un po’… il “termometro” dei vostri sogni, perché la caratura dei sogni dice della grandezza di un uomo. Il termometro ci dice se sono un grande uomo o se sono una grande donna. La vostra grandezza è direttamente proporzionale alla grandezza dei vostri sogni. Se sognate in piccolo, siete piccolissimi, anche se diventerete docenti universitari. Se sognate in grande, siete uomini grandi.

 

Intermezzo musicale

 

Adesso Padre Gianluca ci proclama la Parola. Sentiamo Gesù cosa dice. Sulle prime, questo brano non lo collegherete subito ai sogni, ma pensateci un po’.

 

Dal Vangelo di Matteo 25, 14-30

14 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21 Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22 Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23 Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24 Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26 Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30 E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

 

***

Eccoci a contatto con la Parola, che innanzitutto ci dice che Dio non tiene per sé gelosamente i Suoi beni, ma li dà. Voi siete qui, siete in una stagione bellissima, pericolosissima ed esplosiva della vita, che si chiama giovinezza. Dio non guarda la vostra età, vi ha dato un talento che si chiama vita e voi siete i grandi capitalisti di questo talento, che è il tempo; io ne ho pochissimo, voi ne avete tanto. Ci ha messo davanti un giardino. Dio non è geloso, Dio ci affida i suoi doni. Che ne facciamo?

C’è una prima possibilità: abbiamo ricevuto questi doni e cerchiamo di valorizzarli, perché anche un capitale, che sia lì fermo, finisce con il depauperarsi. Bisogna giocare in Borsa. In un’aula di Borsa c’è chi vende, c’è chi compra: è un mercato. Quando si guarda in TV qualche stralcio di una ripresa della Borsa non capiamo mai niente: fanno gesti, hanno fretta di comprare, di vendere, a seconda delle quotazioni stanno al telefono con cinquecento cellulari per rispondere a quelli che gli hanno dato i loro capitali.  Ecco, bisogna comprare e vendere, comprare per poi vendere ad un prezzo maggiorato, così i cinque talenti diventano dieci.

Poi c’è l’altra possibilità, quella di chi ha ricevuto un solo talento e dice: “E se lo perdo? E se mi va male?”. Allora lo sotterra.

Tanti di voi hanno talenti sotterrati per la paura di rischiare, per la paura di buttarsi; invece i due che hanno aumentato il capitale hanno rischiato. La vita è un rischio. Anche la fede è un rischio. Se voi parlate della fede ad un vostro compagno, potete avere due esiti: la vostra fede si rafforza, perché l’altro crede, oppure potreste perdere la fede. Rischiate! Altrimenti facciamo la fine di quello che ha sotterrato un talento, ha avuto paura, non ha voluto giocare – il rischio è giocarsi – e finisce rimproverato dal padrone: “Non hai fatto il tuo dovere ed hai perso un’opportunità!”.

La vita è questo!

Se vedi una bella ragazza e te ne innamori, devi capire che anche l’amore è un rischio; se un ragazzo ti piace, può dirti di sì o può dirti di no, la cosa può durare o può finire: è un rischio! Dobbiamo imparare a rischiare perché, rischiando, le cose aumentano. Se il nostro Presbiterio, insieme con il Vescovo, non avesse rischiato, noi stasera staremmo ancora in giro per le chiese, dove non funzionano i microfoni, dove le luci non sono adatte, dove siamo dispersi, invece qui la concentrazione è piena, perché io vi guardo, voi siete in questo ventaglio e non c’è possibilità, a meno che non lo vogliate, di distrarvi. Abbiamo rischiato! È andata bene, siamo contenti, spero che i preti qui presenti siano contenti. È vero, abbiamo tanti debiti, ma non fa niente, li pagheremo in qualche maniera. Se io non rischio, alla fine non avrò niente da mangiare. C’è una canzone napoletana che dice: “è sempre ‘o stesso, nun ce sta niente ‘a fa”. Sono i cinici, perché i cinici non rischiano, giocano con il minimo, giocano al risparmio; invece i sognatori rischiano ed aumentano il capitale della vita, e aumentano anche il capitale della fede, perché anche la fede aumenta all’atto in cui rischio (lo dico a Francesca, a Vincenzo, a Giovanni, ad Eleonora). Oggi nessuno più rischia sulla fede ed è il quadro delle nostre parrocchie e delle nostre diocesi.

Allora facciamo un altro piccolo passaggio.

Perché un sogno possa concretizzarsi, deve diventare una scelta.

Il Papa dice che i giovani devono tenere insieme i sogni e le scelte, perché se uno sta sempre a sognare, diventa un sognatore astratto e non conclude nulla, ma quando un sogno prende carne, io faccio una scelta, o meglio: quando faccio una scelta buona, concretizzo il sogno. Le scelte incarnano il sogno.

Quindi tu puoi dire: “Io sogno…”. Ma se non fai niente…

“Vorrei questa ragazza…”. Ma se non la chiami, se non la incontri, se non rischi, se non scegli…

Alcuni di voi passeranno la vita stando sempre al bivio, cioè non prenderanno nessuna strada, perderanno tempo, perderanno il loro talento.

Allora oggi dobbiamo cercare di incoraggiarci a dire: sì, i sogni sono belli, sono grandi, devono essere delle lune, tenute come un aquilone, ma devo anche concretizzare il sogno. Si sta concretizzando qualche sogno nella tua vita?

A volte si ha paura di scegliere, perché, scegliendo, ci si limita, perché le scelte sono difficili, perché le scelte a volte si fanno da soli, perché le scelte costano, perché una cosa è sognare e altro è dialogare. Entrando avete visto due direzioni tracciate con delle orme: se io non cammino, se io non faccio dei passi, allora nessun sogno mai si realizzerà. Due anni fa, ci siamo detti con i preti della Diocesi: “Insomma, la vogliamo tirare questa barca?”. Erano timorosi… Facciamo credito a questo folle che si chiama Arturo, che è il nostro Vescovo adesso, e andiamo… E, quando si va tutti insieme, si sfonda, si sfonda! È stata una scelta. Questa scelta ha richiesto dei rischi, e li richiede tuttora; questa scelta costa, però è bello stasera dire: “Finalmente stiamo a casa nostra”, come una coppia che sia andata in giro, prima in macchina, poi in un alberghetto, poi… finalmente a casa loro. È frutto di una scelta: era un sogno e adesso si è tramutato in questo auditorium, anche se stasera stiamo seduti per terra. Questo dice “cantiere”.

Alcuni di voi dicono: sì, io voglio anche scegliere, ma il sogno e la scelta coincideranno? Adesso vi dico una cosa difficile (spero che mi seguano anche i più giovani tra voi): è possibile che un sogno si realizzi pienamente nella scelta? Qui ci sono dei figli di San Francesco, sia della Parrocchia Santa Maria delle Grazie, sia del Cuore Immacolato. Francesco aveva un sogno. Loro hanno scelto, hanno seguito questo sogno e sono diventati frati. Ora, se chiedessi loro: Franco, Gianluca, ma che dici? Tu sei convinto che quello che sognavi, quando eri novizio, si è realizzato? Spero che mi dicano: “No, Eccellenza, non ancora”, perché un sogno deve diventare scelta. Ma un sogno non sarà mai pienamente nella scelta, perché il sogno sarà sempre un po’ più avanti: cerco di prenderlo, ma non ci riesco mai. Sarà così anche quando vi sposerete: sogno di stare con questa ragazza, sono felice, ma … oggi non funzionano i termosifoni, domani ho mal di testa, dopodomani il bambino frigna… Così i vostri genitori stanno inseguendo un sogno. Sembra una tragedia quello che sto descrivendo, in realtà è una cosa bellissima, perché è meglio realizzare un sogno al 50% che starsene a casa, no? Poi, andando avanti nella vita, si arriva al sessanta, al sessantacinque, al settanta, al settantacinque, qualche volta anche al novanta… Mai al cento per cento, perché un sogno è sempre oltre.

Come si fa a fare in modo che un sogno divenga una scelta? Ce lo dice la cantante Chiara. Ascoltiamo.

 

 

Canzone: Mille passi

(Chiara – Mannoia)

Un passo me ne vado
Per sempre
Un passo grande un passo così importante
Due passi senza guardarti
Due passi avanti
Due passi per dimenticarti
Tre passi verso le stelle
Fino a toccarle
Tre passi per avvicinarle

Quando tornerai, no che non tornerò
Quando tornerai, lontano da qui sarò
Quando tornerai, un giorno forse mai

Quando tornerai, ho fatto un passo ormai
Quando tornerai, così lontani sai
Quando tornerai, un giorno forse mai

Quattro passi voglio ricordarti
Rivedo i nostri sguardi
Quattro passi forse è già tardi
Cinque passi senza cadere
Continuo a camminare
Cinque passi per perdonare
Mille passi senza voltarmi
Non voglio più contarli
Mille passi per guardare avanti

Quando tornerai, no che non tornerò
Quando tornerai, lontano da qui sarò
Quando tornerai…

***

Questa canzone fa al nostro caso, perché parla di una ragazza che parte. Parte per realizzare il suo sogno, dunque fa delle scelte, ma trova delle opposizioni. Non ci sono solo le paure interne – chissà se ce la farò! – perché a volte ci si mettono anche i genitori o qualche persona che dice: “Ma dove vai? Fermati! Ma resta qui!”. La voce della Mannoia è una bella voce, ma è una cantante datata. Don Marcello è andato ad un concerto della Mannoia ed è tornato entusiasta, dicendo: “A settant’anni ancora tiene banco!”, ma è bello che qui Chiara abbia chiesto alla Mannoia di fare la parte della mamma.  Qui “mamma” sta per tutte quelle persone che ti dicono: “Resta ancora qui, stiamo così bene, non andare, il mondo è cattivo, c’è il lupo nel bosco, resta qui”. Invece bisogna fare un passo, poi un altro, poi un altro; un passo, un passo grande, un passo così importante, due passi senza guardarti, perché a volte, per andarsene di casa, c’è bisogno di coraggio. Per andare in Seminario, per sposarsi, per andare a studiare o a lavorare fuori, per entrare in convento, c’è bisogno di tanto coraggio! Due passi senza guardarti, due passi avanti. Dice Gesù che chi ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro non è degno, perché non partirà mai.

Capite quanto sia delicato mettere un passo dopo un altro, quando ai dissuasori interni si uniscono anche le dissuasioni esterne. Non capita così da noi, ma a volte, altrove, diventa una dissuasione anche la Parrocchia, lo sapete?

“Ma tu già fai il bene, fai la catechista… dove vai? Resta qui, non possiamo fare a meno di te!”. Sapete riconoscere i nemici dei vostri sogni? Qualche volta siamo anche noi.

Ho conosciuto una badessa che ha deciso di farsi monaca, addirittura contro la volontà del Papa che non la voleva perdere alla causa dell’AC. Questa donna intelligente, plurilaureta, fu così coraggiosa da non sentire neanche il Papa che voleva che restasse nell’AC, perché lei sentiva che Gesù la chiamava ad essere monaca di clausura.

Ora riascoltiamo, e ciascuno di voi pensi: ma la voce della Mannoia chi la fa nella mia vita? Mio padre? Mia madre? Il mio ragazzo? “No, non te ne andare, stiamo così bene insieme, da ammuffire per tutti i secoli dei secoli… Non guardare altrove, fermati qui, non fare passi avventati…”.

Invece la vita bella, ed è fatta di passi avventati.

 

Canzone: Mille passi

 ***

Che cosa ci ha detto Gesù stasera?

Riassunto della puntata, per chi fra voi abbia perso il filo.

Sogni e Scelte. Ci sono sogni che devono diventare scelte e ci sono scelte che devono dare carne ai sogni. Le scelte senza sogni sono un appiattimento ed i sogni senza scelte se ne vanno via, come i palloncini che volano tra i palazzi, dice un autore del ‘900, perché il filo è sfuggito al bambino.

La parabola dei talenti ci ha detto che, dei tre, due hanno rischiato ed uno ha avuto paura, due hanno rischiato ed hanno aumentato il capitale, uno lo ha sepolto. Anch’io potrei diventare un fallito nella vita se, alla Bontà di Dio che mi ha messo nella vita e mi ha colmato di beni, non corrisponde una mia adesione. Okay, vado a giocarmi in Borsa la mia giovinezza, rischio per Te per riconsegnarTi una vita ancora più bella di quella che mi hai dato. Immaginate se, alla fine della vita, potessimo dire questo, nonostante i nostri peccati: “Ho ricevuto questa vita, Te la ridono moltiplicata, centuplicata, perché ho avuto dei figli, perché ho fatto delle cose, perché ho rivoluzionato…, perché ho entusiasmato, perché eravamo quattro e siamo diventati quaranta, e poi quattrocento…”. Questa è una vita riconsegnata con gli interessi.

L’ultimo passaggio di questo cammino, che è stato pensato per voi dalla Pastorale Giovanile, è: devo fare dei passi, devo andare avanti, non posso stare sempre a sognare, ma devo concretizzare il sogno con una scelta. Una scelta è fatta di tanti passi, devo stare attento e non devo stare a sentire a mia mamma che dice di tornare a casa, perché è tardi, come quando, da bambini, interrompevano i nostri giochi migliori, sverginandoci da una bellezza del giocare e riportandoci alla realtà.

Oggi ci sono delle persone che frenano e fermano i miei sogni: non devo ascoltarle e devo andare avanti, perché la grandezza di un uomo dipende dalla caratura dei suoi sogni. Un sogno ha bisogno che io gli dia spazio, perché un sogno – e concludo così stasera – è come uno zigote. Lo zigote è un ovulo fecondato, piccolissimo (Antonio sta qui, contento, perché è diventato papà). Tutti eravamo un semino, lo zigote è una scelta. Se ci mettiamo insieme, se ci sposiamo, allora faremo grandi cose! Francesco è un sogno, ma se mi faccio frate, allora le cose cominciano a prendere spessore!

Noi oggi abbiamo urgente bisogno di persone (uomini, donne, laici, fidanzati, sposati, consacrati) che smettano d’avere paura dei loro sogni, e facciano passi perché quei sogni possano realizzarsi. I sogni si realizzano solo se li sogniamo insieme. Stasera siamo qui per questo, per dire: “Coraggio, ce la puoi fare, puoi realizzare il tuo sogno”. Adesso lo facciamo con un gesto, cioè teniamo la mano del nostro vicino. Stringetegliela un po’, senza fargli male, a dire: ce la puoi fare, anche se sei l’ultimo, anche se sei sovrappeso, anche se non hai successo con le ragazze… Ce la farai!

È come se, dalla nostra prima preghiera in auditorium, venisse fuori una forza, un’energia, per cui si crea un movimento positivo nella nostra città e nella nostra Diocesi.

Tenendoci per mano diciamo: Padre Nostro…

 

 Benedizione del Vescovo                                                         

 

Canto: Resta accanto a me

(Gen Verde)

Ora vado sulla mia strada
Con l’amore tuo che mi guida
Oh Signore, ovunque io vada
Resta accanto a me.
Dio ti prego, stammi vicino
In ogni passo del mio cammino
Ogni notte e ogni mattino
Resta accanto a me
Il tuo sguardo puro sia luce per me
E la tua parola sia voce per me
Che io trovi il senso del mio andare solo in te
Nel tuo fedele amare il mio perché
Ora vado sulla mia strada
Con l’amore tuo che mi guida
Oh Signore, ovunque io vada
Resta accanto a me.
Dio ti prego, stammi vicino
In ogni passo del mio cammino
Ogni notte e ogni mattino,
Resta accanto a me.
Fa’ che chi mi guarda veda che te
Fa’ che chi mi ascolta senta che te
E chi ti prega nel suo cuore, pensi a te
E di…

 

***

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.